venerdì 8 aprile 2016

PRIMA CHE LA TRIVELLA CANTI

Mancano pochi giorni al referendum sulla durata delle concessioni petrolifere nelle acque territoriali dello Stato. Nel merito, al di là delle inchieste penali che lo hanno consegnato ad una rovente verifica sul Governo, vorrei ragionare in termini oggettivi. In primo luogo sull’astensione. Per la mia appartenenza ad una civica che ha fatto della democrazia, anche diretta, uno dei motivi centrali dell’azione politica, non è accettabile, nelle poche occasioni in cui siamo chiamati direttamente ad esprimerci su un provvedimento legislativo, chiamarsi fuori. Si o no. La pilatesca astensione non mi convince.
Ragioniamo, in secondo luogo, in termini europei, come è accaduto spesso, anche in occasione del provvedimento noto come “sblocca Italia”. La relatrice, onorevole Braga, nell’intervista rilasciata al Sole 24 ore affermava, all’indomani della sua approvazione: “Fondamentale, in particolare, il rafforzamento della trasparenza e delle concorrenza che otteniamo garantendo un più ampio accesso al mercato delle imprese, nella convinzione che l'Italia non si sblocca se non si garantisce alle imprese di accedere agli investimenti”. Il Trattato dell’Unione definisce la concorrenza un principio fondamentale. Le nuove direttive europee in tema di concessioni ed appalti, in attesa di recepimento, richiedono procedure concorrenziali e trasparenza. Allora mi chiedo: come garantisce la concorrenza (e la trasparenza) una norma che proroga sine die le concessioni, escludendo nuove procedure di gara? La concorrenza non è invocabile (o meno) a seconda della bisogna. 
Vorrei chiudere con un terzo argomento che rimanda alla vocazione del nostro paese. Le nostre coste meravigliose, le nostre città d’arte, il nostro paesaggio (peraltro già compromessi) possono trasformarsi nei territori desertici degli Emirati, della Libia o dell’Iraq? La bellezza dell’ambiente, la salubrità dei luoghi e la genuinità dei sapori non sono forse beni comuni primari da preservare per investire nel nostro futuro? Le royalties più basse d’Europa non giustificano alcun rischio.

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