venerdì 23 luglio 2021

LA COMMEDIA DELL'ARTE, IL DENARO DEI CONTRIBUENTI E L'EFFETTO BOOMERANG

La nobile commedia dell’arte annovera, tra gli altri, Capitan Fracassa, il dottor Balanzone, Pulcinella Arlecchino e Colombina, prototipi di tanti caratteri tratti dalla vita reale del tempo. Non è un caso che sia nata in Italia, un paese assai ricco di personaggi, fonte inesauribile di intuizioni letterarie. Anche a Cantù gli spunti non mancano e la vicenda dell’Associazione Assalam li ha messi in evidenza. Emerge la figura del sottosegretario e onorevole Molteni che coglie la palla al balzo per vantarsi dei “successi” della lega canturina, che avrebbe ottenuto giustizia. In disparte il fatto che non guasterebbe al sottosegretario una più attenta lettura della complessa vicenda, solo per non dimenticare che il T.A.R. Milano, con sentenza passata in giudicato, ha annullato il provvedimento con cui il Comune aveva bocciato la richiesta del permesso di costruire di Assalam. Il Comune lo ha nuovamente negato
(nonostante la sentenza) e la vicenda è tornata al T.A.R. che deve ancora decidere. Lo sforzo di memoria avrebbe fatto comprendere a Molteni il secondo passaggio della sentenza che ha respinto l’appello incidentale del Comune (l’acquisizione dell’edificio), in attesa della questione fondamentale: la decisione sul rilascio del permesso di costruire. Bisogna anche aggiungere che Molteni ha una strana concezione della Costituzione e dei diritti fondamentali. A parole dichiara di volerli rispettare, ma nella sostanza li nega, sorvolando sulle decisioni della Corte costituzionale che, proprio in relazione alla legge lombarda, ha affermato che non sono necessari protocolli d’intesa per l’esercizio del culto (la n. 63/2016) ed il piano delle attrezzature religiose (la n. 254/19, sentenza in cui la stessa Assalam era coinvolta). Non resta, allora, che agitare lo striscione, partecipando ad una manifestazione davanti alla sede di Assalam, dimentico del ruolo istituzionale svolto al Ministero dell’Interno che impone l’imparzialità nei confronti di tutti cittadini. Anche Alice Galbiati, incurante dell’effetto boomerang, sbandiera le cifre da capogiro che il Comune avrebbe speso per la battaglia legale: oltre 60.000 Euro dei canturini. Non dice, però, che quelle spese, ben si sarebbero potute evitare con il confronto (sempre negato dal Comune) e con il buon senso. Neppure riferisce quanto il Comune (e dunque i canturini) avrebbero speso, quando era assessore, nel tentativo di salvare la poltrona del Sindaco Arosio. Infine, proprio perché abbiamo a che fare con avvocati, lascia di stucco addossare ad Assalam le responsabilità delle spese legali. Per due motivi molto semplici. Il primo: se le spese sono compensate il Giudice, come sanno gli avvocati, ritiene che non tutte le ragioni siano da una parte, altrimenti avrebbe condannato Assalam a rifonderle. Il secondo: il diritto di difesa è una garanzia costituzionale. Per Molteni e Galbiati Assalam avrebbe dovuto rinunciare a priori alla difesa dei propri diritti: la concezione leghista della Costituzione.