venerdì 4 aprile 2014

LE INFORMI RIFORME

Se da lato fa piacere che una realtà canturina così importante come il Gabbiano abbia ricevuto l'attenzione ed il riconoscimento che merita per un progetto davvero qualificante che coivolge l'immobile un tempo adibito a caserma della Guardia di Finanza, dall'altro lato dobbiamo constatare, amaramente, come la situazione finanziaria degli enti locali non permetta di esprimere alcuna progettualità di ampio respiro e che i Comuni, con il cappello in mano, devono attendere che fondazioni private finanzino alcuni interventi. Mancano le risorse per la manutenzione ordinaria, figuriamoci se è possibile ipotizzare opere, riqualificazioni o ristrutturazioni del patrimonio comunale. E mentre la Provincia, mestamente, abbandona il campo, lasciando un vuoto da colmare (ancora non si sa come), continua la progressiva sottrazione di autonomia degli enti locali, con un percorso a ritroso rispetto al (solo) enunciato principio di sussidiarietà. Forse, al posto delle Province, sarebbe stato meglio sopprimere le Prefetture, baluardi inespugnabili dell'accentramento amministrativo, con funzioni residuali che, con il decentramento amministrativo, ben potevano essere attribuite in parte alle medesime Province, in parte ai Comuni ed agli organi di Polizia. Al contrario si decide di sopprimere enti territoriali che la Costituzione definisce autonomi e che devono necessariamente essere rappresentativi (art. 118 Cost: “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione”). Diminuiscono le assemblee democraticamente elette, mentre rimangono (e si rafforzano) gli uffici territoriali del Governo centrale. Renzi sbandiera il risparmio così ottenuto, dimenticando di precisare che i Consigli provinciali godevano di un mero gettone di presenza. Proprio Renzi, brandendo a piene mani il populismo imperante, galoppa verso la modifica del Senato, inventandosi, con un colpo di genio, la camere di quelle autonomie che sta esautorando progressivamente. Si crogiola nell'indennità zero, ma non dice che il Senato, comunque, manterrà i suoi attuali costi di funzionamento e che i suoi componenti (nominati in gran numero dal Presidente della Repubblica – alla faccia dell'autonomia) per svolgervi le fumose funzioni alle quali saranno chiamati, sottrarranno tempo prezioso al governo delle città e delle regioni (per cui sono stati eletti) e dovranno essere rimborsati per le spese di trasferimento, vitto e alloggio nella capitale. Non era forse meglio attenuare il principio del bicameralismo perfetto ed approfittarne per dimezzare il numero dei membri del Parlamento (in U.S.A. la camera dei rappresentanti ha quattrocentotrentacinque membri ed il senato ne conta 100)? Resta la legge elettorale, davvero pessima, ideata da due eminenti esperti (Renzi e Berlusconi): non introduce le preferenze e attribuisce quel premio di maggioranza che nel 1953 (con ben diverso quorum, pari almeno al 50 %) prevedeva la legge c.d. “truffa” abrogata l'anno successivo. Allora avanti: come un rullo compressore!