Nella vicenda della Sea Watch vi sono luci ed ombre che
inquietano. Prima la luce: 42 persone sono state tratte in salvo. Il diritto
alla vita, sancito dall'art. 3 della dichiarazione dei diritti dell’uomo, ha miracolosamente
conservato il primato. Il resto sono ombre inquiete. In primo luogo perché per
garantire il diritto alla vita il capitano della Sea Watch ha dovuto violare un
ordine folle dato dall'Autorità che impediva, senza alcuna ragione plausibile,
lo sbarco di persone in pericolo di vita. In secondo luogo in quanto l’incostituzionale
decreto Salvini bis, nel silenzio
generale e sino a quando avrà vigenza, consentirà un’aberrazione giuridica,
lasciando al Ministro dell’Interno un arbitrio tale da consentire la violazione
dei diritti fondamentali. Vorrei sottolineare che non stiamo parlando di
immigrazione, sulla quale possiamo avere punti di vista differenti, ma del
diritto alla vita. In terzo luogo, la presenza di parlamentari italiani sulla
nave: i deputati ed i senatori hanno anche prerogative di controllo, ma devono
svolgerle con gli strumenti propri delle interrogazioni (anche urgenti), delle interpellanze
e delle mozioni. Che senso ha salire sulla nave quando le vere, frontali
battaglie per il diritto alla vita devono svolgersi nei corretti contesti
istituzionali e politici? La passerella sui media valeva davvero il vantaggio
concesso al truce Ministro dell’Interno che, ancora una volta, devia il colpo
parlando di immigrazione, quando il tema è il diritto alla vita? Sull'immigrazione
vogliamo invece ricordare a lui e ai suoi sodali di Governo che hanno
contribuito ad affossare (con i paesi di Visegrad) la modifica al regolamento
di Dublino? Si deve sottolineare che si trattava di un provvedimento favorevole
all'Italia in quanto prevedeva, in sostituzione del principio di assegnazione al
paese di primo approdo dei migranti, il diverso criterio di assegnazione in
base a P.I.L. e popolazione dei paesi U.E. Non permettiamo a questa Lega di
ergersi a paladina dell’Italia nella lotta all'immigrazione quando, contro l’interesse
nazionale, ha voluto che il regolamento di Dublino restasse immutato, lasciando
l’Italia in balia di regole ingiuste.
Nessun commento:
Posta un commento