«Non è affatto vero che la sensibilità per i valori, la
preveggenza e la buona volontà dell’uomo guidino l’evoluzione delle civiltà
umane in una direzione univoca, sempre più in alto». Lo scrisse Konrad Lorenz e
vi è da credergli se non altro per la giovanile adesione al nazismo del padre
dell’etologia. Viviamo in tempi in cui l’andamento «a zig zag» dell’evoluzione
culturale è manifesto. Gli esiti dei grandi conflitti mondiali avevano indotto
le nazioni a sancire, nei trattati internazionali, il riconoscimento dei
diritti universali dell’uomo. Ora non siamo più certi che si tratti, per
davvero, di diritti universali. In nome della sicurezza e della lotta al
terrorismo rinunciamo progressivamente alla riservatezza della nostra sfera
personale, sempre più invasa da occhiuti e sofisticati sistemi di controllo. Nella
stessa atmosfera culturale neghiamo i diritti. Come avviene a Cantù dove il
Sindaco vorrebbe negare i diritti fondamentali, anche di riunirsi, dimenticando
che l’Associazione è proprietaria dell’immobile e legittimamente vi ha
stabilito la propria sede. Anche le parole di Nicola Molteni lasciano perplessi
se non altro perché dimostrano che non conosce affatto il piano di governo del
territorio della città che vorrebbe, con il Sindaco, amministrare. L’area in
cui sorge il capannone prevede, tra gli usi ammessi, anche lo svolgimento di
attività culturali e dunque non si tratta di edifici nei quali si devono produrre
solo sedie o divani. La diffida segna, dunque, il cambiamento, come affermano
gli stessi esponenti della maggioranza, rispetto alla passata amministrazione.
Un cambiamento, certo, ma verso il declino culturale: una sorta di medioevo del
diritto, in cui, evocando irresponsabilmente un preteso «scontro di civiltà» viene
impedito a cittadini e stranieri, riuniti in associazione, di incontrarsi per condividere
comunitariamente, all'interno di una proprietà privata, le proprie
tradizioni. Il programma elettorale, solo poliziesco, va attuato.
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