Le intenzioni tattiche di Arosio (e della maggioranza) sono ora manifeste. Dopo le gravi accuse sollevate in Consiglio Comunale sulle presunte irregolarità che avrebbero commesso gli uffici nell'affidamento dell’appalto che coinvolge l’impresa Zanfrini, non restano dubbi. Ben consapevole che non potrà essere rimossa la causa di incompatibilità contestata dal Consiglio, il Sindaco, che beneficia dei dieci giorni previsti per le sue osservazioni, ha deciso che saranno i Giudici, dopo l’inevitabile decadenza, a determinare la sua permanenza (o meno) in carica. Invocando un parere del professor Valerio Onida, già presidente emerito della Consulta, al quale si è rivolto, Arosio ha rivendicato il diritto ad essere eletto, omettendo, ancora una volta, ogni ammissione di responsabilità per la grave situazione che mette in scacco la politica cittadina. Additando pretese altrui colpevolezze (in questo caso degli uffici preposti), senza neppure considerare l’ipotesi delle dimissioni, il Sindaco ha deciso di avviare la sua personale e cruenta battaglia a suon di carte bollate, sostenendo l’incostituzionalità della norma, già oggetto, in passato, del sindacato del Giudice delle leggi. Ne farà le spese Cantù, coinvolta in una battaglia legale dagli esiti incerti, con buona pace dell’amore per la città, eterea citazione da campagna elettorale.
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