Non c'è connessione tra Monti e Molteni, ma uno spunto lo ha dato il Presidente del Consiglio quando, da Tokio, ha pensato bene di tirare una staffilata ai partiti, comunicando, in inglese, all'opinione pubblica mondiale (sempre che si interessi dei fatti nostri) che i partiti, al contrario del Governo, non hanno il consenso del Paese. Anche Monti si affida ai sondaggi: credo che dovremmo levarci il fastidio della democrazia (e del voto), lasciando, nel futuro, ad un'agenzia indipendente (come quelle di rating) il compito di formare l'esecutivo.
Anche la Lega, oltre alla faccia, ha perso anche il consenso. A Roma come a Cantù, dove l'on. Molteni ha scelto il suo padrino politico (il Ministro Maroni) per presentarsi agli elettori come il volto nuovo che marca la discontinuità con la precedente Amministrazione. Tiziana Sala non era presente: tanto vale, dunque, affermare che se "alcuni errori sono stati commessi ce ne scusiamo, ma è da questi che dobbiamo ripartire e riflettere per non sbagliare più". Insomma, come diceva un carosello di ormai qualche lustro: "ma che cagnara, sbagliando si impara!". Peccato che in vent'anni solo la desertificazione poteva fare più danni. Peraltro il programma, frutto di un lavoro alacre, parte dalla sicurezza, giunge al privilegio dei cittadini (non sarà come quello dei parlamentari?) e finisce con l'aiuto (di stato?) alle imprese. Erano presenti due volti nuovi della politica canturina: Intini e Metrangolo. Molteni ha chiuso con lo slogan: "io scelgo Cantù". Siamo fortunati! Non resta che chiudere con una chiosa: è la lega di sempre. Di lotta, di governo, di lotta, di governo...Tas!
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