Nella vicenda della Sea Watch vi sono luci ed ombre che
inquietano. Prima la luce: 42 persone sono state tratte in salvo. Il diritto
alla vita, sancito dall'art. 3 della dichiarazione dei diritti dell’uomo, ha miracolosamente
conservato il primato. Il resto sono ombre inquiete. In primo luogo perché per
garantire il diritto alla vita il capitano della Sea Watch ha dovuto violare un
ordine folle dato dall'Autorità che impediva, senza alcuna ragione plausibile,
lo sbarco di persone in pericolo di vita. In secondo luogo in quanto l’incostituzionale
decreto Salvini bis, nel silenzio
generale e sino a quando avrà vigenza, consentirà un’aberrazione giuridica,
lasciando al Ministro dell’Interno un arbitrio tale da consentire la violazione
dei diritti fondamentali. Vorrei sottolineare che non stiamo parlando di
immigrazione, sulla quale possiamo avere punti di vista differenti, ma del
diritto alla vita. In terzo luogo, la presenza di parlamentari italiani sulla
nave: i deputati ed i senatori hanno anche prerogative di controllo, ma devono
svolgerle con gli strumenti propri delle interrogazioni (anche urgenti), delle interpellanze
e delle mozioni. Che senso ha salire sulla nave quando le vere, frontali
battaglie per il diritto alla vita devono svolgersi nei corretti contesti
istituzionali e politici? La passerella sui media valeva davvero il vantaggio
concesso al truce Ministro dell’Interno che, ancora una volta, devia il colpo
parlando di immigrazione, quando il tema è il diritto alla vita? Sull'immigrazione
vogliamo invece ricordare a lui e ai suoi sodali di Governo che hanno
contribuito ad affossare (con i paesi di Visegrad) la modifica al regolamento
di Dublino? Si deve sottolineare che si trattava di un provvedimento favorevole
all'Italia in quanto prevedeva, in sostituzione del principio di assegnazione al
paese di primo approdo dei migranti, il diverso criterio di assegnazione in
base a P.I.L. e popolazione dei paesi U.E. Non permettiamo a questa Lega di
ergersi a paladina dell’Italia nella lotta all'immigrazione quando, contro l’interesse
nazionale, ha voluto che il regolamento di Dublino restasse immutato, lasciando
l’Italia in balia di regole ingiuste.
sabato 29 giugno 2019
martedì 4 giugno 2019
A PARTE IL SOLE, NULLA DI NUOVO
Ad oltre una settimana dalle elezioni la maggioranza non sa ancora
che pesci pigliare. Formare una giunta pare una fatica inenarrabile. Il Sindaco,
per distrarsi dai pressanti tavoli incrociati di chi pretende poltrone non in forza
di competenze o di professionalità maturate, ma di voti raccolti come le messi,
torna alla folla e per esprimere gli indirizzi politico-amministrativi, attende il
responso del mercato di Vighizzolo: le suggeriamo di visitare altri luoghi
ameni come piazza Garibaldi o i dintorni di Corso Europa. La città ha scelto e
attende quelle misure promesse per liberarla dall'assedio del traffico, dalle
opere inconcluse, dalle improvvisazioni che impediscono agli alunni diversamente
abili di avere gli insegnanti sino alla conclusione dell’anno scolastico o alle
società sportive di avere le palestre per proseguire l’attività agonistica. Nel
frattempo, la stampa locale a Como rulla il tamburo battente e a Cantù suona la
mazurca. Continua l’idillio, ma presto il duro richiamo alla realtà (e alle responsabilità) farà comprendere che la festa è finita. Occorre rimboccarsi le maniche per la nostra dolente città: noi siamo (ed eravamo) pronti, nel rispetto del ruolo, a dare il
nostro contributo. La maggioranza non è pervenuta.
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