Atterriti e attoniti. Per le notizie che ci colpiscono come
schiaffi e che riguardano la nostra città. Prima l’accusa di omertà e la
colpevole assenza dal processo delle istituzioni e poi la violenza di branco su
una minore. La prima reazione, quella di pancia, ci fa provare frustrazione e
rabbia. Non ci sono per le violenze sessuali spiegazioni o giustificazioni:
chiunque le commetta deve risponderne davanti alla legge e dovrà assumersene le conseguenze. Non possiamo permettere che atti così gravi e che si
ripercuotono su chi li ha subiti possano nuovamente accadere. Al di là delle
istituzioni, come cittadini, dobbiamo però avere la consapevolezza che i
problemi sono complessi e che la misura repressiva è solo la doverosa reazione
di ogni ordinamento civile. Occorre fare altro: mobilitare le istituzioni, le agenzie
educative, gli enti, le forze politiche, i gruppi e i singoli cittadini che devono
riappropriarsi della città e dei beni comuni. Devono far sentire la loro
presenza discreta, ma ferma. Dobbiamo pensare ad un progetto che coniughi le tradizioni ed il rispetto con le differenze. Emarginare o nascondere i problemi
sono comportamenti ugualmente colpevoli. Anche generalizzare ed indicare nell'immigrazione
incontrollata la causa di tutti i mali è una pericolosa semplificazione,
soprattutto se proviene da chi, in Lombardia, amministra da trent'anni senza conseguire risultati. Edgardo
Arosio, Sindaco decaduto, aveva affermato che al primo posto nel programma
elettorale del centrodestra ci sarebbe stata la sicurezza. L’idea era la Cantù
Sicura. Nicola Molteni aveva espresso un desiderio «Vorrei che Arosio
diventasse, ovviamente sempre nel rispetto della legge, un sindaco sceriffo».
Sappiamo ciò che è accaduto al Sindaco e sappiamo ora cosa accade alla città.
Voltiamo pagina.
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