lunedì 25 febbraio 2019

La crisi dei valori e dei principi fondanti.


1. La crisi dei valori e dei principi fondanti.
Il paradosso dei tempi attuali è evidente. Nonostante i media tradizionali, Internet ed i social network siano in grado di offrire un panorama senza precedenti sulle fonti del sapere, viviamo una situazione di grave carenza sotto il profilo culturale ed assistiamo ad un progressivo degrado sul piano valoriale.
L’ordinamento istituzionale pare sovvertito: il Ministro dell’Interno si occupa del prezzo del latte di pecora, del cantiere T.A.V. e di qualsivoglia questione che generi consenso, come se vivessimo una campagna elettorale permanente. Ma l’azione del Governo è disciplinata dalla legge (in primis la costituzione e la L. 400 del 1988)
La crisi di quei valori che, nel secondo dopoguerra, la società ha voluto trasfondere nelle carte fondamentali (dichiarazione universale dei diritti umani, Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e costituzioni) e nella Costituzione è grave e inquietante.
Assistiamo al prevalere di populismi e demagogie che riducono le istanze politiche, spesso prive di cultura istituzionale, a schemi semplicistici in cui è sufficiente recuperare una sorta di sovranismo per risolvere le drammatiche crisi economico-sociali dei nostri tempi.
Le reali difficoltà economiche espongono intere fasce di popolazione al concreto rischio della povertà (l’Istat stima che nel 2017 vivevano in povertà assoluta 1 milione e 778 mila famiglie e la povertà assoluta continua a crescere in termini sia di famiglie sia di individui).
Il ceto medio vede diminuire con il reddito le proprie sicurezze.
I fenomeni migratori in atto e l’assenza di programmi che affrontino in modo sistematico, con la creazione di strumenti idonei a supportare i flussi nel periodo emergenziale, hanno acuito il senso di frustrazione di coloro che vivono con disagio e in condizioni precarie nelle periferie. Le azioni, convergenti, sotto il profilo del controllo sociale, prevedono provvedimenti di particolare, inedita durezza nei confronti dei migranti, con la chiusura dei porti ed il rischio di perdite di vite umane in mare. Le misure interne, con il recente decreto Salvini, eliminano, in sostanza, la protezione umanitaria ai richiedenti asilo, escludendoli dai servizi per l'integrazione e incrementano i grandi centri per la permanenza (CPR), con una stretta sulla concessione della cittadinanza.
Invece del dialogo si acuisce il conflitto, come è accaduto anche in relazione ad alcune libertà fondamentali come il diritto di pregare, in modo particolare in Lombardia (e a Cantù) ove una legge incostituzionale (ed in parte già dichiarata tale dalla Consulta) limita la possibilità di insediare nuovi luoghi culto, indipendentemente dalla religione professata.
Sorgono, in un clima di progressiva ostilità, ostacoli imprevisti anche per la fruizione dei servizi o l’assegnazione delle case popolari: con lo slogan “prima gli italiani” (ma diversamente non potrebbe essere, considerato che gli italiani, godono dello status di cittadini) vengono attuate forme inaccettabili di discriminazione che incidono anche sui minori (si vedano i casi di Lodi e Sesto).
Che fare?

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