1. La crisi dei valori e dei
principi fondanti.
Il paradosso
dei tempi attuali è evidente. Nonostante i media tradizionali, Internet ed i
social network siano in grado di offrire un panorama senza precedenti sulle
fonti del sapere, viviamo una situazione di grave carenza sotto il profilo
culturale ed assistiamo ad un progressivo degrado sul piano valoriale.
L’ordinamento
istituzionale pare sovvertito: il Ministro dell’Interno si occupa del prezzo
del latte di pecora, del cantiere T.A.V. e di qualsivoglia questione che generi
consenso, come se vivessimo una campagna elettorale permanente. Ma l’azione del
Governo è disciplinata dalla legge (in primis la costituzione e la L. 400 del
1988)
La crisi di quei valori che, nel
secondo dopoguerra, la società ha voluto trasfondere nelle carte fondamentali
(dichiarazione universale dei diritti umani, Convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, carta dei
diritti fondamentali dell’Unione europea e costituzioni) e nella Costituzione è
grave e inquietante.
Assistiamo
al prevalere di populismi e demagogie che riducono le istanze politiche, spesso
prive di cultura istituzionale, a schemi semplicistici in cui è sufficiente
recuperare una sorta di sovranismo per risolvere le drammatiche crisi
economico-sociali dei nostri tempi.
Le reali
difficoltà economiche espongono intere fasce di popolazione al concreto rischio
della povertà (l’Istat stima che nel 2017 vivevano in povertà assoluta 1
milione e 778 mila famiglie e la povertà assoluta continua a crescere in
termini sia di famiglie sia di individui).
Il ceto medio vede diminuire con il reddito le proprie sicurezze.
I fenomeni
migratori in atto e l’assenza di programmi che affrontino in modo sistematico,
con la creazione di strumenti idonei a supportare i flussi nel periodo
emergenziale, hanno acuito il senso di frustrazione di coloro che vivono con
disagio e in condizioni precarie nelle periferie. Le azioni, convergenti, sotto
il profilo del controllo sociale, prevedono provvedimenti di particolare,
inedita durezza nei confronti dei migranti, con la chiusura dei porti ed il
rischio di perdite di vite umane in mare. Le misure interne, con il recente
decreto Salvini, eliminano, in sostanza, la protezione umanitaria ai
richiedenti asilo, escludendoli dai servizi per l'integrazione e incrementano i
grandi centri per la permanenza (CPR), con una stretta sulla concessione della
cittadinanza.
Invece del
dialogo si acuisce il conflitto, come è accaduto anche in relazione ad alcune
libertà fondamentali come il diritto di pregare, in modo particolare in
Lombardia (e a Cantù) ove una legge incostituzionale (ed in parte già
dichiarata tale dalla Consulta) limita la possibilità di insediare nuovi luoghi
culto, indipendentemente dalla religione professata.
Sorgono, in
un clima di progressiva ostilità, ostacoli imprevisti anche per la fruizione
dei servizi o l’assegnazione delle case popolari: con lo slogan “prima gli
italiani” (ma diversamente non potrebbe essere, considerato che gli italiani, godono dello status di cittadini) vengono attuate forme
inaccettabili di discriminazione che incidono anche sui minori (si vedano i
casi di Lodi e Sesto).
Che fare?
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