Luigi Latorraca, sbarcò ad Ellis
Island nel 1902. Aveva 19 anni. Come suo padre Francesco cercava fortuna in
America perché la Basilicata non offriva un futuro dignitoso per tutti. Tornato
nel 1907, minato nel fisico per le dure condizioni di lavoro, accrebbe le
proprietà di famiglia ed assicurò, ad ognuno dei suoi figli, un pezzo di terra,
prima di morire, a soli cinquant’anni nel 1933. Suo cognato, Vincenzo Palmieri,
in quello stesso 1907, arrivò negli Stati Uniti. Colpito dalle efficienti
stazioni di posta che collegavano l’Est con l’Ovest, quando tornò a Forenza, dopo
anni di dure fatiche, invece di comprare la terra, come era d’uso per chi era
emigrato in America, acquistò una diligenza e numerosi cavalli per organizzare
uno stabile sistema di collegamento tra i paesi vicini. Divenne, per tutti,
Vicinz u pustir (Vincenzo il postino). Ma non ebbe fortuna: la grande guerra
era alle porte e fu richiamato nel 280° Reggimento Fanteria, con il
grado di caporale. Morì a meno di un mese dalla fine della guerra all’ospedale
di Piacenza. Per anni la diligenza restò confinata in una rimessa, dove la vide,
a distanza di molti anni, mio padre, come in un sogno. Ma il seme dello zio
Vincenzo era germogliato: fu probabilmente il suo ricordo che indusse mio nonno Francesco ad
investire i suoi pochi risparmi nell’acquisto di un carretto (u train) da destinare
al servizio di trasporto. Ma questa è un’altra storia di italiani, di migranti, della nostra gente.
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