Como torna alla ribalta nella cronaca nazionale. Con un filo
conduttore: l’immigrazione. Un gesto delittuoso ed esecrabile ora, un gesto di
straziante follia il mese scorso. Sullo sfondo di un fenomeno imponente ed impetuoso
che ci coglie assolutamente impreparati. Nell’accoglienza, in cui mostriamo una
colpevole incapacità organizzativa. Nella comunicazione, ove non siamo in grado
di contrastate la folle demagogia di chi inocula veleni quotidiani, terreno di
coltura della violenza. Nella sicurezza, almeno in quella percepita, non
curandoci di rassicurare quella fascia più esposta della popolazione su cui
grava il fenomeno migratorio. Sappiamo che non sono sufficienti le analisi dei
flussi, le cause e le teorie dell’aiuto in casa loro. Occorrono studi seri,
politiche comuni efficaci e principi indeclinabili da applicare anche a costo
di limitare il mercato se fonte di iniquità. Teorizzare caserme e negare i diritti
sono misure dal respiro corto che servono solo a riempire le ceste elettorali
di rozzi politicanti che non curano l’interesse nazionale, ma esclusivamente biechi
interessi di partito.
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