Dal Congresso di Lavori In Corso. Prima Parte
L’esperienza di Lavori in Corso nasce alla fine degli anni 90. Dopo le delusioni della stagione referendaria del 1993 (con il referendum sul maggioritario) e le illusioni della c.d. seconda repubblica a tutti noi appariva evidente l’inadeguatezza dei partiti politici.
Nonostante l’art. 49 della Costituzione preveda che «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale» questi soggetti avevano fallito il loro obiettivo. Non si trattava di consessi partecipati in grado di esprimere, democraticamente, un indirizzo politico, ma piuttosto di consorterie chiuse in cui l’esercizio (e la conservazione del potere) costituivano la ragione principe della loro stessa esistenza.
I tentativi della Lega e di Forza Italia di costituire una via d’uscita alla stagione di tangentopoli sono drammaticamente falliti insieme con le speranze del nostro Paese di gestire e superare indenne la crisi sistemica che ancora attanaglia il sistema economico.
Del resto anche il centrosinistra non aveva in alcun modo dato risposte risolutive all'impellente necessità di cambiare: tra liberalizzazioni presunte ed altre sulle quali è preferibile stendere un velo, le riforme mancavano drammaticamente all'appello e la frantumazione dello stesso schieramento di governo, mostrava ancora una volta l’intrinseca debolezza di un’aggregazione che si coagulava per sole finalità elettoralistiche, senza un reale progetto politico.
Restava un denominatore comune: la crisi della democrazia e lo scollamento sempre più evidente tra i cittadini e la politica, divenuta, nel migliore dei casi, bieco carrierismo, corsa ai privilegi, esercizio del potere nell'interesse di pochi, con l’immobilismo generato dai veti contrapposti delle cerchie ristrette dei poteri concentrici.
Meglio sorvolare sulle patologie più degeneri del sistema politico, come i gravi fenomeni corruttivi, il nepotismo, il pervasivo e diffuso clientelismo che impediscono ai più capaci e meritevoli di avere una chance, un’occasione per dimostrare il proprio valore e contribuire ai progressi del Paese.
Mentre il sistema Italia era alla corda e languiva in un torpore inaccettabile, non si intravvedeva alcuna via d’uscita.
A fronte del disseccamento progressivo di una visione politica che nel secondo dopoguerra era ancorata ai grandi valori civili della pace, dell’uguaglianza sociale (non solo formale), della fratellanza universale, ma anche connessa ai temi della libertà, della competenza e del merito quale indispensabile fattore di mobilità sociale per il rinnovamento di una classe dirigente legate a deleteri schemi familistici o di appartenenza, era necessario tornare alle origini, all'effettivo esercizio del metodo democratico, abbandonando, per quanto possibile, lo schema della democrazia rappresentativa che aveva contribuito alla progressiva degenerazione del sistema.
Occorreva partire dal basso, dalla politica locale, pur avendo, come riferimento, la dimensione globale dei grandi fenomeni che caratterizzano il presente: i flussi migratori, l’instabilità e la guerra ormai diffusa, anche a bassa densità in aree geografiche sempre vaste. Il formidabile sviluppo economico dell’Oriente e i noti fenomeni della delocalizzazione dei processi produttivi, sino alla crisi economica di questi anni.
Lavori in Corso nasceva dalla voglia di riportare al centro del discorso la politica alta, fondata sui valori di appartenenza al genere umano senza disuguaglianze formali e sostanziali, di promozione della socialità in ogni sua forma utile e desiderabile, di garanzia, per ciascun individuo, di sviluppare al meglio le proprie potenzialità e competenze in un ambito dialettico in cui le differenze costituiscono risorse e non causa di conflitto. In questa prospettiva era necessario riportare la partecipazione, il metodo democratico, la democrazia diretta, senza alcuna mediazione, tra i capisaldi del sistema politico, per confrontarsi sui grandi temi politici del presente, ma anche sulla gestione dei piccoli problemi del quotidiano. Alcuni padri nobili hanno ispirato il nostro cammino: Ghandi, Gramsci, Dossetti, Capitini, La Pira e tanti altri. Per ridare slancio ai valori, mettendosi, con spirito di servizio, a disposizione della propria comunità di riferimento.
La nostra carta dei valori, immutata, illustra il punto di partenza del percorso.
Abbiamo partecipato alle elezioni amministrative per tre mandati consecutivi: nel 2002, nel 2007 ed infine nel 2012. Nella prima occasione, partendo con pochi, ma fermi passi, lungo un cammino assai accidentato, abbiamo sfiorato il ballottaggio e nei successivi anni di ferma ed attenta opposizione abbiamo consolidato, con la forza delle idee e con il ritorno ai principi di democrazia e partecipazione, la nostra coalizione civica che, nel 2012, ha vinto le elezioni amministrative.
Un risultato forse unico nel panorama del nostro paese: i partiti politici tradizionali all’opposizione ed una lista autenticamente civica ad amministrare la città.
Un responsabilità enorme per dare fondamento a dieci anni di lavoro intenso e disinteressato di tanti di noi.
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