Lascia davvero perplessi l’evidente inammissibilità del
quesito referendario proposto dalla Lega sulla moschea. Lo statuto comunale,
all’art. 51, prevede con estrema chiarezza, quali sono le tipologie di
referendum che è possibile proporre. La generica domanda depositata dalla Lega
(VUOI TU L'APERTURA DI UN LUOGO DI CULTO ISLAMICO NEL COMUNE
DI CANTÙ?), in effetti, oltre ad essere in evidente
contrasto con il successivo art 52, comma terzo, del regolamento (che vieta
quesiti discriminatori), non è ascrivibile ad alcun referendum proponibile
(propositivo, abrogativo o abrogativo-propositivo). Non vi è alcun riferimento
alla norma regolamentare o al provvedimento amministrativo che si chiede di
abrogare o si intende proporre. In sostanza si formula una domanda
improponibile. Possibile che Nicola Molteni (avvocato e parlamentare) e la Lega
non siano in grado di predisporre un quesito referendario valido? Viene il
sospetto che il testo del referendum sia volutamente inammissibile, al fine di
creare un inesistente caso politico rispetto ad un quesito, che, peraltro, ove
correttamente redatto, potrebbe dare esiti ben diversi rispetto a quelli sperati
dai promotori. Lavori in Corso ha deliberato, in assemblea, di non ritenere
politicamente opportuno un referendum su questioni connesse al piano di governo
del territorio, approvato da tutti i componenti della maggioranza in seno al
massimo organo rappresentativo: il Consiglio Comunale. Oltre a ragioni di
coerenza e di risparmio della spesa pubblica su questioni già decise in
Consiglio, Lavori in Corso ritiene che i diritti fondamentali debbano essere
garantiti anche sul piano dell’effettività. Il che non significa accogliere
terroristi o fondamentalisti che a Cantù, come in Europa, non avranno
cittadinanza.
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