Ci sono a Cantù soggetti (per fortuna pochi)
animati da propositi opachi e rancorosi che, sulla scorta di una pretesa
competenza (ma senza alcuna esperienza nella redazione di strumenti di
pianificazione), tentano di animare sterili dibattiti enumerando cifre ed
additando pretese falle nel progetto della città voluto dalle forze di
Maggioranza. Fanno parte di quella Cantù improponibile che, per fortuna, non è
rappresentativa della città. Ritengo opportuno, allora, ribadire i concetti che
sono alla base del P.G.T. Non senza dimenticare che abbiamo operato in
condizioni d'urgenza per il noto termine imposto dalla Regione (attualmente il
30 giugno 2014), disegnando il piano in pochi mesi con l'Ufficio di Piano,
senza affidare all'esterno la sua redazione. Veniamo, in primo luogo, al
consumo di suolo. Il documento di piano non ha indicato, tra i suoi fini, il consumo
zero, ma una forte limitazione nel consumo di suolo. L'obiettivo è stato
raggiunto se si considera che, in base al Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale, Cantù, che è polo attrattore per i comuni del circondario, avrebbe
potuto espandersi, rispetto al consolidato, del 2,5 %: Il PGT adottato ha
impiegato solo lo 0,25 %. La crescita sarebbe stata vicino alla zero assoluto
se non avessimo considerato il secondo obiettivo: incrementare il produttivo per
mantenere gli attuali livelli occupazionali. Qualcuno addita confronti non
proponibili tra lo strumento adottato ed il PRG vigente: si tratta di due
concezioni dell'urbanistica completamente diverse. In termini assoluti, devono comunque
considerarsi le aree sorgente, da restituire alla fruizione collettiva e che il
piano vigente aveva contemplato nel consumo di suolo. Si tratta di superfici
inserite in comparti strategici per la costruzione della rete verde comunale e
per il Parco Regionale della Brughiera, altro scopo fondamentale del piano. Le
cascine, oggetto di attenta ricognizione e patrimonio identitario della
tradizione rurale canturina, saranno tutelate, secondo l'espressa previsione
delle norme del piano delle regole, dall'intervento della Soprintendenza. Per
il De Amicis si è prescelto lo strumento partecipativo più idoneo per creare un
polo artistico e culturale, nella previsione di contemperare l'interesse
pubblico con l'esigenza del privato: il programma integrato d'intervento. La
viabilità, che resta uno degli obiettivi prioritari del futuro progetto di
mobilità urbana, è comunque oggetto di una progettazione diffusa, per comparto,
nell'intento di apportare, con l'applicazione del piano, significativi
miglioramenti. Ci attendono ora le osservazioni dei cittadini che saranno
valutate quale momento partecipativo fondamentale, senza alcuna chiusura aprioristica.
Un ultimo inciso riguarda proprio la partecipazione che, a dispetto dei tempi
ristretti imposti, rispetto ai precedenti strumenti urbanistici approvati, ha
fatto passi da gigante, con le numerose sedute in Commissione urbanistica e la
presentazione nelle assemblee. Critiche, dunque, fuori luogo e fuori dal tempo.
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