Chi pensava che a Cantù la passata amministrazione fosse giunta al
punto più basso della sua storia amministrativa recente (incompatibilità del
Sindaco, annullamento dell’appalto, annullamento dell’annullamento dell’appalto
dal parte del T.A.R., conferma del Consiglio di Stato e decadenza del Sindaco)
si sbagliava.
A memoria è la prima volte che le opposizioni, unite, disertano, per
protesta, Commissioni, Conferenze e Consiglio comunale. Ma non vi era altra
scelta: la lesione che potrebbe derivare dal parere del Segretario comunale - che
mette in dubbio la validità della convocazione e ritiene inammissibile la
discussione in Consiglio sull’affaire
Metrangolo - è molto grave. Secondo questa maggioranza, una questione rilevante
per la comunità non deve essere discussa nei luoghi istituzionali, con
trasparenza, ma deve restare irrisolta nelle stanze buie del potere.
Non possiamo accettare questa situazione e siamo pronti a mobilitarci
per tornare a discutere in Consiglio le decisioni importanti per la città. Si
tratta di una forma di protesta nonviolenta, ma incisiva. Un primo passo
importante per far intendere che non siamo imbelli testimoni del mandato
amministrativo, ma protagonisti nello svolgimento delle funzioni riconosciute
ai Consiglieri dall’Ordinamento.
Non è una lotta di parte: la svolgeremmo in Consiglio con gli
strumenti che abbiamo a disposizione. Si tratta di difendere i principi democratici,
declinati nelle leggi.
Se la maggioranza intende piegare alle proprie oscure ragioni i
principi della corretta dialettica istituzionale, noi siamo pronti a percorrere
ogni strada legittima per riaffermare i fondamenti su cui si basa il vivere
civile, a partire dalle comunità locali.