I tempi mutano. Mai come nell’attualità. Sono anni
particolarmente difficili per la presenza di fenomeni complessi, non
governabili secondo le logiche dirigiste. Occorre superare l’idea che le regole
siano lo strumento prevalente dell’azione politica. Penso che si debba
ripartire dalle istituzioni, dalle associazioni, dai corpi civili e civici per
coglierne l’intima essenza di cellule aggregate per precise funzioni di
interesse collettivo. Occorre pensare ai processi che facilitino i molteplici
obiettivi delle aggregazioni, senza alcuna pretesa di imporre indirizzi e
modelli, conservando gli obiettivi di fondo: l’interazione sociale, i livelli
essenziali di regolazione, il benessere collettivo ed i valori irrinunciabili.
Tra questi valori i diritti inviolabili dell’uomo. Ecco perché penso con grande
inquietudine ai muri, ai confini blindati e alle ricette semplici che alcuni
sciorinano come se si trattasse di accendere o spegnere un interruttore,
mettere un semaforo o erigere barriere fisiche. L’evoluzione del pensiero è un cammino
che non si può percorrere a ritroso. Non possiamo tornare ai regimi
segregazionisti, fingere di non vedere o nascondere la scandalo di certe immagini
di uomini e donne che quotidianamente perdono la vita in cerca di un approdo
qualsiasi. Capisco anche l’inquietudine di chi, tra noi, vive già ai margini e
nei pressi del baratro e vede il continuo flusso migratorio come una minaccia,
temendo, anche a ragione, una difficile, quando non impossibile, convivenza. Non
ci sono verità, soluzioni semplici, ma scelte da compiere valorizzando le
iniziative di enti ed associazioni, di singole persone attente al dramma degli
altri. Le istituzioni devono promuovere, coordinare, informare e contribuire al
soddisfacimento dei bisogni essenziali. Devono però vigilare con attenzione per
impedire che si creino zone franche, senza legge o che alcuni possano scambiare
l’aiuto con l’assistenzialismo, l’accoglienza con il buonismo ipocrita. Occorre
evitare discriminazioni e disparità di trattamento, preservando quei valori che
fanno dell’Italia, tanto vituperata, un paese civile.
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