venerdì 10 giugno 2016

IL PAESE CIVILE



I tempi mutano. Mai come nell’attualità. Sono anni particolarmente difficili per la presenza di fenomeni complessi, non governabili secondo le logiche dirigiste. Occorre superare l’idea che le regole siano lo strumento prevalente dell’azione politica. Penso che si debba ripartire dalle istituzioni, dalle associazioni, dai corpi civili e civici per coglierne l’intima essenza di cellule aggregate per precise funzioni di interesse collettivo. Occorre pensare ai processi che facilitino i molteplici obiettivi delle aggregazioni, senza alcuna pretesa di imporre indirizzi e modelli, conservando gli obiettivi di fondo: l’interazione sociale, i livelli essenziali di regolazione, il benessere collettivo ed i valori irrinunciabili. Tra questi valori i diritti inviolabili dell’uomo. Ecco perché penso con grande inquietudine ai muri, ai confini blindati e alle ricette semplici che alcuni sciorinano come se si trattasse di accendere o spegnere un interruttore, mettere un semaforo o erigere barriere fisiche. L’evoluzione del pensiero è un cammino che non si può percorrere a ritroso. Non possiamo tornare ai regimi segregazionisti, fingere di non vedere o nascondere la scandalo di certe immagini di uomini e donne che quotidianamente perdono la vita in cerca di un approdo qualsiasi. Capisco anche l’inquietudine di chi, tra noi, vive già ai margini e nei pressi del baratro e vede il continuo flusso migratorio come una minaccia, temendo, anche a ragione, una difficile, quando non impossibile, convivenza. Non ci sono verità, soluzioni semplici, ma scelte da compiere valorizzando le iniziative di enti ed associazioni, di singole persone attente al dramma degli altri. Le istituzioni devono promuovere, coordinare, informare e contribuire al soddisfacimento dei bisogni essenziali. Devono però vigilare con attenzione per impedire che si creino zone franche, senza legge o che alcuni possano scambiare l’aiuto con l’assistenzialismo, l’accoglienza con il buonismo ipocrita. Occorre evitare discriminazioni e disparità di trattamento, preservando quei valori che fanno dell’Italia, tanto vituperata, un paese civile.