È davvero incredibile come a volte siano accreditati fallimenti sulla scorta di pre-giudizi sommari di coloro che non hanno conoscenza dei processi in atto, non praticano la democrazia partecipativa ed empiono le gote per inutili soffi. La consultazione sulle ipotesi di diverse soluzioni logistiche per il nuovo polo del sapere canturino costituisce il caso emblematico. I politici locali di turno si sono affrettati, dai banchi dell'opposizione, a commentare il dato numerico sui partecipanti "equivocando" con il referendum la seconda fase di un lungo ed articolato processo partecipativo che ha coinvolto amministratori, tecnici e centinaia di cittadini interessati. Le oltre 140 persone che hanno dato uno splendido contributo partecipativo non disponevano della scheda referendaria per il sì o il no alla biblioteca nella struttura che ospitava la Pretura, ma davano la propria valutazione su diverse ipotesi progettuali, dopo che il tecnico incaricato aveva già materializzato l'esito del primo step del percorso partecipativo. Solo chi non ha alcuna nozione della democrazia partecipata (o chi è in malafede) può equiparare due situazioni così diverse. Certo c'è sempre chi predilige le scelte del capo o del manipolo ristretto nelle buie stanze del potere e grida allo scandalo se la trasparenza dei percorsi decisionali di una moltitudine di cittadini interessati non va incontro ad un presunto buon senso che vorrebbe il sapere sempre posposto rispetto ad altre pretese priorità. Il paradosso è però tutto della Lega che da sempre - a parole - urla contro le malversazioni tributarie dello stato centralista per proporre nella struttura l'insediamento ... dell'Agenzia delle Entrate! Ci sarebbe da sorridere se non fosse che il partito di governo in Lombardia ha davvero poca dimestichezza con i diritti, come dimostra l'intervento della Consulta sui luoghi di culto che ha decretato la fine di una norma liberticida, consapevolmente approvata solo per cavalcare le tigri delle fobie che accompagnano i nostri tempi.
mercoledì 24 febbraio 2016
venerdì 12 febbraio 2016
LA CITTA' DELLA PACE
Non ho dubbi: ai poco rassicuranti
fronti nazionali preferisco l'immagine della città della pace di un
vero sindaco, visionario e coerente come Giorgio La Pira. In questi
tempi inquieti, in cui la volatilità non è solo la caratteristica
dei mercati, la demagogia delle visceri, in cui eccellono i leghismi,
è la via irrazionale delle soluzioni facili in cui i contorni, nel
racconto affabulatore, sono netti ed i colori ben distinti. La
complessità, che pure è l'essenza del nostro vivere quotidiano, non
esiste oppure rappresenta il nodo gordiano: ci vuole la spada. Eppure
sono convinto che il pensiero razionale, il fondamento etico e la
responsabilità di chi amministra nell'interesse della collettività
restano gli unici baluardi nei confronti di pericolose discese nel
Maelström.
Dovessi dar retta a Carlo Cipolla e alle formidabili leggi
fondamentali della stupidità umana, da tempo dovrei aver gettato la
spugna. Ma sono un inguaribile sognatore e come accade nel racconto
più bello, il vecchio, dopo aver lottato contro la rabbia degli elementi, torna in
porto con il pesce più grande.
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