Ci sono, in natura, processi
sotterranei che, dopo un avvio lento e silenzioso, manifestano i loro frutti. Si
tratta di fenomeni spontanei, che nascono dalla complessità degli ecosistemi. Non
vi sono decisori, ma segnali che vengono colti dalle comunità organiche: il
clima favorevole, la presenza di sostanze minerali, l’acqua ed altro ancora. Il
risultato è davvero eclatante quando si manifesta in tutta la sua dimensione
fisica. Tali processi, pur con le dovute
differenziazioni, possono avviarsi anche all’interno delle nostre comunità. Il
polo aggregante potrebbe essere rappresentato da un bene comune, anche se non
necessariamente. Le persone, in vista di un obiettivo condiviso, avendo la potenziale
disponibilità di alcuni fattori e potendo conseguire materialmente delle
utilità si organizzano stabilendo regole condivise di comportamento. Come è
chiarito in alcuni importanti studi che si sono occupati di processi simili, vi
sono circostanze e situazioni che determinano la durata ed il conseguimento,
illimitato, degli obiettivi fissati dalla comunità di riferimento. La nostra
civica, sotto questo profilo, ha svolto un ruolo eccezionale, favorendo la
germinazione di alcuni processi spontanei. Il mio primo pensiero va agli
ortisti che hanno dato vita ad un’associazione, stabilendo regole comuni di
comportamento, che si occupata della materiale realizzazione ed assegnazione di
orti da coltivare. Ma vi sono anche altre situazioni che possono essere indicate
come l’esperienza civica dei volontari, le scelte partecipative rivolte alla riqualificazione
dell’immobile un tempo destinato alla Pretura, la riqualificazione del parco di
Mirabello. La funzione degli amministratori è stata, in questi casi, la messa a
disposizione di competenze per facilitare i processi ed il difficile
coordinamento con la burocrazia. Un ruolo ancora più incidente dell’indirizzo
politico è quello concretizzatosi con le modifiche statutarie che hanno dato
alla comunità canturina la possibilità di istituire assemblee nelle frazioni, nominare
prosindaci e ricorrere con più facilità a strumenti di democrazia diretta. Sono
quelle “infrastrutture” istituzionali (in natura gli enzimi) che possono
determinare l’avvio di processi virtuosi, con la tendenza ad una forma diffusa
di potere, comunque controllato dai partecipanti. Credo che i fenomeni
corruttivi che in questi tempi si manifestano in tutta la loro virulenza
avrebbero, in simili situazioni, ben poche possibilità di attecchire. La
risposta alle esigenze della comunità viene dal basso se lo scopo è duraturo.
Il taumaturgo, l’uomo del destino o il risolutore che viene da lontano non sono
semi del nostro orto.
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