Bizzozero
sarà pure esuberante, ma nella vicenda del CPT ha ragione da vendere. Davvero
non si capisce come i soci del Consorzio (che ha cessato ormai ogni funzione
utile) possano continuare a nominare consiglieri d’amministrazione senza
rendersi conto che è indispensabile la liquidazione. Se poi è vero che il
Consorzio vanta un credito rilevante nei confronti di SPT e gli amministratori
che si sono succeduti sino ad oggi non hanno avviato alcuna azione volta al suo
recupero, credo che il Comune di Cantù, nella sua qualità di azionista dovrebbe
valutare l’ipotesi di avviare un’azione di responsabilità (oltre che
sollecitare quella di conto). Insomma basta con i giochetti e con i distinguo
dietro i quali si cela (come la foglia di fico) la sola volontà di perpetuare un
ente inutile. È arrivato il momento di assumersi le proprie responsabilità:
Certo non nella direzione mostrata dal Sindaco di Figino che, non avendo alcun
argomento da spendere per i suoi goffi (quanto inefficaci) tentativi di
distinguo, coinvolge, inopportunamente (e del tutto del tutto gratuitamente) Massimo
di Domenico, Presidente di Canturina Servizi. Massimo di Domenico, come ben sa
il Sindaco di Figino, è una persona competente e particolarmente qualificata
per ricoprire il ruolo affidatogli, nel rispetto dei principi e dei criteri
stabiliti dal Consiglio comunale di Cantù. Ben avrebbe potuto (e dovuto in
forza dei titoli posseduti) svolgere anche il ruolo di amministratore della Sud
Seveso Servizi. Solo per rispetto degli altri soci (che dovrebbe essere
reciproco) Cantù ha consentito la nomina di altro soggetto. Soccorre una voce proverbiale:
un bel tacer non fu mai scritto.
mercoledì 22 luglio 2015
lunedì 6 luglio 2015
LA GRECIA SIAMO NOI
La partita che i Greci stanno
giocando avrebbe dovuto essere la nostra partita. Non si tratta di non pagare i
debiti, ma di trovare una soluzione onorevole che restituisca dignità e
speranza ai popoli del vecchio continente, annichiliti da una crisi strutturale
che ha cambiato tutto. La tremenda stretta della politica economica europea,
sostenuta dal Fondo Monetario, non solo non ha dato gli esiti prospettati, ma
ha ulteriormente depresso le economie degli stati con un debito pubblico
eccessivo, come il nostro. Siamo abituati a vedere le cose in un’ottica di
mercato: tutto ha un prezzo. Ma ci sono
beni che non possono essere oggetto di transazione: la speranza ed il desiderio
di felicità che solo la prospettiva di un dignitosa via di uscita può generare.
Ecco perché trovo che il rispetto dei conti e dei parametri oggi sia una solenne
sciocchezza di fronte a situazioni nelle quali il sistema sanitario non è più
in grado di curare i propri cittadini e la soglia di povertà è drammaticamente
estesa (oltre 700.000 minori, secondo l’UNICEF, sono esposti al rischio di
povertà ed esclusione sociale). Avremmo bisogno di un’altra Europa e non di
quella nata con i trattati che hanno fondato la convivenza sulla libera
concorrenza e sulla libera circolazione dei capitali. Avremmo bisogno di
istituzioni sensibili e pronte ad affrontare ogni allarme sociale, nel rispetto
dei diritti fondamentali dell’uomo (migranti o cittadini europei che siano).
Ecco perché sono sempre più convinto che il nostro posto sia a fianco della
Grecia e dei paesi che, come noi, hanno inutilmente sacrificato sull’altare dei
conti la speranza di un futuro per le nuove generazioni.
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