domenica 26 marzo 2017

LE SVOLTE



Ritengo sempre opportuna una pausa di riflessione dopo accadimenti che segnano, nella politica locale, svolte ineludibili. Claudio Bizzozero ha avuto grandi meriti nella costruzione di un soggetto politico nuovo che incarnasse la sintesi dei valori di una grande tradizione politico-culturale (la stagione della dottrina sociale della Chiesa ed i valori del socialismo laico e riformista) per affrontare con essi la complessità del quotidiano, liquido (secondo la definizione di Bauman) ed in assenza di riferimenti politici, i partiti degradati ad involucri vuoti. Lavori in Corso ha saputo incarnare, in questi anni di progressive perdite nella scala valoriale, la sostanza necessaria per affrontare, con competenza e dedizione, la sfida amministrativa in ambito comunale. Non si tratta di rivendicare meriti (tutti effettivi e dimostrabili), ma di dare il giusto rilievo alla capacità di gestire la cosa pubblica in situazioni di sostanziale collasso economico e sociale, con la progressiva deprivazione dell’autonomia locale, nonostante la Costituzione. Chi oggi grida al fallimento della Civica non sa quello che dice e non è capace di (o peggio, in malafede, non vuole) distinguere.  Bizzozero, non da oggi, ha avviato una sfida solitaria e populista al sistema; le sue esternazioni non si sono, però, mai tradotte in atti di gestione sconsiderati. Lavori in Corso ha sempre mantenuto la rotta, conservando, al suo interno, un ampio e vivace dibattitto sulle scelte più importanti per l’interesse collettivo. Quanti partiti politici sono oggi in grado di garantire una discussione libera e costruttiva? Ora che Claudio Bizzozero ha definitivamente operato scelte irreversibili, il patrimonio di Lavori in Corso resta immutato e la Coalizione Civica intende assumersi, oltre i personalismi, così ricorrenti nella politica attuale, la responsabilità di proseguire un percorso virtuoso che ridia voce ai cittadini. Per queste stesse ragioni non ha alcun senso, oggi, invocare le dimissioni del sindaco, cercando di coprire con la coperta di Procuste l’inconsistenza di un’opposizione che, al di là di un diffuso vociare, in questi cinque anni non ha costruito nulla.