L'armamentario della sinistra, quella
esausta, è pronto. Già squillano i corni e i tromboni, le chiamate
a raccolta, i riti e i simulacri d'altri tempi: pronti, nelle parole,
alla battaglia. Il segretario del circolo di Cantù del PD addita la
maggioranza, Lavori In Corso e Cantù Rugiada, come i soggetti
colpevoli di un gesto sacrilego, autori di una scelta che definisce
“politica”. Non vorrei ripetere gli argomenti, consentitemelo,
giuridicamente ineccepibili dello scorso anno (nessuno di costoro è
disposto ad ascoltare). Inutile ribadire che non vi sarebbero ragioni
legittime per negare l'uso di uno spazio pubblico (la Costituzione
circoscrive il divieto a comprovati motivi di sicurezza o incolumità
pubblica) e che l'unica autorità che lo potrebbe prescrivere è il
Prefetto, responsabile provinciale dell'ordine e della sicurezza
pubblica. Non servirebbe a nulla. Il mantra è iniziato e sarà
portato a compimento. Vorrei solo, a questo punto, chiedere al
partito democratico di riflettere sulla propria storia recente. Ad
esempio sul voto favorevole all'art. 81 della Cost. sul pareggio di
bilancio che inibisce, durante i periodi di crisi, politiche di
spesa. Oppure sull'incredibile monstrum rappresentato dalla riforma
del Senato dei nominati o sulla finta abolizione delle province con
la soppressione (vera) della democrazia nella scelta degli
amministratori provinciali. Come dimenticare la disinvoltura
(democratica?) di Renzi che spazza via Letta per ragioni di urgenza
salvo accampare, ora, la pretesa di mille giorni per un governo che
gli italiani non hanno scelto. Occorre riflettere sul fatto che la
riforma di un'istituzione ultracentenaria e la legge elettorale le
hanno decise, senza alcun dibattito, Renzi e Berlusconi: come è
possibile che ciò accada in un partito geneticamente democratico? Ed
ancora: per quale ragione la legge elettorale non lascia agli
elettori la scelta dei candidati che rimane prerogativa dei
partiti e come giustificare il premio di maggioranza che la sinistra
definì una truffa nel 1953 e che ora, con un'inquietante formula
condivisa con l'ex Cavaliere (a chi raggiunge il
37% dei voti va il 53% dei seggi) il PD spaccia per “riforma”? Ed
infine (ma chiudo solo per evitare uno stillicidio lungo e
doloroso), a livello locale, per quale ragione il Partito
Democratico, nonostante la drammatica e delirante propaganda della
Lega contro i diritti universali dell'uomo, ha scelto di chiamarsi
fuori? Non mi resta che precisare (anche se non ve n'è alcun
bisogno) che l'Assemblea di maggioranza Lavori In Corso e Cantù
Rugiada ha escluso, all'unanimità, che nella lista civica
provinciale in fase di costituzione, vi possano essere esponenti di
Forza Nuova. Non so se il Sindaco presenzierà al festival dei
neofascisti: a mio giudizio non è opportuno, avendo già avuto modo
di chiarire, lo scorso anno, la distanza siderale tra le forze
politiche di maggioranza che amministrano Cantù e quel movimento.
Resta l'amaro sospetto che il partito democratico, pur di non
riflettere sui propri gravi errori, suoni la grancassa per individuare, nel gruppuscolo dei
nostalgici, una gravissima minaccia per la tenuta dell'ordine democratico. Ma se fosse
davvero così perché il partito di governo nazionale (e non locale)
non denuncia Forza Nuova all'Autorità giudiziaria o (ancora meglio)
non la mette fuori legge con un provvedimento normativo? The
answer is blowin' in the wind?