Voglio chiudere l'anno con una
riflessione difficile. Sull'esigenza insopprimibile del quotidiano: esibire ed
esibirsi sui social network e se possibile sui giornali o in televisione. Una
frenesia che ci accompagna e che sublimiamo con la nostra protesi multimediale:
il telefonino. Rubare l'attimo (e l'immagine) per dire al secolo chi siamo,
cosa facciamo, cosa abbiamo cucinato e qual è il nostro ultima viaggio. Propensi
a credere che il mondo sia in trepida attesa del nostro fremito vitale. In una
società che aggiunge alla crisi sistemica dell'economica un desolante vuoto
valoriale, restano le immagini concitate, gli istanti cuciti ad arte, le
condivisioni dell'altrui pensiero e dell'aforisma d'autore. Sembrano grida
isolate in attesa di risposta, sassi lanciati perché si formino cerchi
concentrici, senza un obiettivo preciso. Come se, in una continua ed ansiosa ricerca,
non sapessimo l'oggetto ricercato. Non è luddismo tecnologico, ma il desiderio
di comprendere come un ampio settore della società che impiega i nuovi strumenti
di comunicazione intende l'essere hic et nunc: qui e in questo istante. Ne
siamo consapevoli?
Buona anno!