Non è il trattato di un entomologo, ma oggi la politica ha bisogno del suo bestiario. Le cicale, secondo la nota favola di Esopo sono dissennate e vivono al momento senza prefigurarsi il domani. La vita è fatta di quotidiano e non resta che cantare e sollazzarsi. Mentre le formiche segnano il passo, irrompono i grilli con il loro assordante frinire. Nessuno, però, si carica il fardello. La morale: il cambiamento non sembra aver provocato quanto le formiche speravano. Fuor di metafora oggi la politica non solo non è in grado di risolvere alcun problema, ma contribuisce ad avvitare il Paese su stesso. Un enorme, intricato nodo gordiano copre l'orizzonte temporale e mentre gli enti locali boccheggiano e devono farsi carico dei propri cittadini, le discussioni sono sterili e senza via di uscita. Permettetemi di citare il sempre in auge proverbio "non si può cavar sangue da una rapa". Grillo è un attore comico di successo. Non ha alcun percorso politico, i suoi militanti, così abili sul web, non hanno dimestichezza con assemblee e metodo democratico. Non hanno mai amministrato, neppure una circoscrizione, ma siedono in Parlamento. Cosa possiamo distillare da questi ingredienti? Dam a trà, dicevano un tempo dalle nostre parti, lassa stà, partiamo da altro: da quanto ci resta saldo nelle mani e con sacrificio torniamo ad occuparci degli enti più vicini alla comunità, anche se costa molto, senza alcun ritorno che non sia fegato amaro. Ci sono tegole che cascano quando meno te lo aspetti, abitudini inveterate che è dura scalfire, uno stato centrale ottuso ed asfissiante. Ma chi ve lo ha fatto fare? Domanda qualcuno. Altri, invece, pensano a chissà quali reconditi vantaggi o a quali indennità di carica. Non è possibile, forse secondo i più, che ci animi soltanto lo spirito di servizio e la passione per il progetto politico che da oltre 10 anni coltiviamo. Eppure è così: siamo semplicemente e lucidamente folli.